di Federico Castiglioni
La lettera d’addio di Cesare Prandelli alla Fiorentina sembra appartenere piu alla sfera delle storie d’amore che a quella dello sport. Nello scritto inoltrato dal tecnico di Orzinuovi, a motivare le scelte di chiudere la sua amara seconda esperienza in residencia gigliata, En Caso De Que tocca con mano la drammaticita interiore, la sofferenza, il senso di lutto dell’allenatore, che sfiora perfino, specie a occhi estranei e profani, il retorico e il teatrale. Puo essere che sia cosi, ma il calcio e anche questa roba qua, roba di emozioni e sentimenti. Il pallone, grande macchina economica, viaje grazie a un motore fatto di passioni irrazionali e intime.
Sempre specchio della societa, il calcio spogliato delle sue sovrastrutture e la piu innocua e la piu tossica delle relazioni. La piu innocua perche, checche se ne dica, e piu probabile vedere una donna picchiata dal compagno piuttosto che un calciatore aggredito per strada o la sede dirigenziale saltare in solo; la piu tossica perche e visceralmente e irrimediabilmente malsana nel suo esser sbilanciata. Tu soffrirai, darai tutto, ti esalterai e ti deprimerai per lei sempre piu di quanto lei fara per te. Perche lei alla fine non esiste, ce la siamo inventata noi personificandola in undici atleti che indossano la solita maglia.
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Cesare Prandelli dice molte cose nella sua lettera di dimissioni, alcune esplicite, altre tra le righe, altre forse che non vorrebbe dire ma si colgono dalle sue omissioni. Ammette di essersi sopravvalutato, ed e un’ammissione mai banale nel mondo de el calcio. Lo fa a denti stretti, infilando qualche giustificazione, qualche “scusa ma ti amo troppo”, ma lo fa. L’ombra che sente crescere dentro di conozco, qualunque cosa sia, non lo rende capace di svolgere il proprio lavoro. Ma anche, parafrasando non sono piu capace di gestire le tensioni e le pressioni. La causa non ci deve interessare, e riconoscerlo non dovrebbe essere disonorevole, specie in un contesto come quello del calcio dominato dall’ego. Poter fare questa ammissione nella societa moderna talvolta e un privilegio per pochi, ma questa e un’altra storia.
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“Sono consapevole che la mia carriera di allenatore possa finire qui”, e forse forse non se lo meritava che finisse con quest’ultima delusione. La carriera da allenatore di Prandelli aveva avuto la sua consacrazione proprio nei cinque anni di Firenze, dal 2005 al 2010, e il suo picco nel raggiungimento della finale di Euro 2012 con l’Italia, nel suo primo bienno da ct azzurro. Da li, dal 4-0 subito contro la Spagna, un lento declino che e inutile ripercorrere. Ahora l’ammissione, quasi esplicita ho sparato le mie ultime cartucce, questo posto non fa piu per me.
Cesare permaloso come solo noi schivi possiamo esserlo, quindi incolpa il mondo de el calcio di non esser piu lo stesso, e quando dice “ Sicuramente saro cambiato io e il mondo va piu veloce di quanto pensassi”, con quell’uso del tempo dell’incertezza dopo l’avverbio delle certezze, tradisce un sarcasmo velenoso di chi le cose se le lega al dito e non le perdona mai. Lo sa benissimo che tutto cambia, lui in primis, ma certi meccanismi di quel mondo non sono certo cambiati, che certe cose sono sempre funzionate cosi. Ma la nostalgia della gioventu e pur sempre cosa umana, perche la mente En Caso De Que difende cosi, lasciandoci de el passato solo un quadro edulcorato di bei ricordi, e allora ah, come funzionavano bene le cose ai bei tempi. Che non e vero, lo sappiamo, ma ci scappa di riflesso pensarlo.